I vitigni, come le persone, sono stati, e a volte sono tuttora, vittime di pregiudizi, magari anche per colpa dell’incapacità di alcuni. Vitigno a bacca nera tipico della Toscana, in particolare della zona dei Colli Apuani fino ad arrivare ai Colli di Luni, in Liguria, nell’area di Massa e del carrarese, dove è più noto col nome di Massaretta. Pochi, pochissimi, sono ad oggi gli ettari coltivati a Barsaglina o Massaretta sul territorio nazionale, tanto da aver rischiato anche l’estinzione. In questa storia il complice è una cattiva nomea: quella che fosse portatore di profumi sgradevoli nel vino.
Per l’intervista ci siamo rivolti a Gian Paolo Lupi dell’Azienda Agricola Lupi-Poderi del Barano. Siamo a Vinci, un luogo fuori zona rispetto a quelle dove la Barsaglina generalmente viene coltivata. Ma è per questo che lo abbiamo scelto, perché lui, la Barsaglina, se l’è proprio cercata.
Barsaglina, un vitigno già non comune e ancor più in questa zona. Come avviene l’incontro?
Avviene che alla fine io sono un “toscanaccio DOC”, legato ai suoi luoghi. Non volevo quindi piantare dei vitigni internazionali; ne cercavo uno che fosse originale e al contempo connesso al territorio. Così un amico enologo mi consiglia il vitigno Pugnitello. Prenoto le barbatelle ma, quando vado per acquistarle, sono finite; mi propongono la Barsaglina. Sapete come è chiamata anche la Barsaglina? La puzzona.
La storia ci dice che quell’acquisto però è avvenuto…
Si, mi mettono in guardia, soprattutto l’enologo, per quanto riguarda sia la vinificazione sia la coltivazione. Ma sono un pazzo e decido di prendermi questa sfida.
Perché è chiamata la puzzona?
Una volta probabilmente veniva vinificata male e questo determinava gli odori sgradevoli per i quali è nota e che hanno condotto il vitigno a rischio estinzione.
Possiamo dire che si tratta di un vitigno difficile a tutto tondo. Quali sono i problemi di coltivazione?
In campo, la Barsaglina è una pianta abbastanza cagionevole; tuttavia, l’ho piantata in una zona particolarmente ventilata e questo mi aiuta, perché altrimenti sarebbe molto attaccata dall’oidio. Un’altra cosa complessa di questo vitigno è la potatura. Non segue una regola e, sfoltendola come tutte le altre piante, si rischia, perché produce molte gemme sterili e, se si lascia solo il tralcio “sterile”, tocca rinunciare all’uva. Ovviamente, queste sono cose che si imparano con l’esperienza e la testardaggine a provare e riprovare. Anche la produzione non è costante: alcuni anni è bassa, altre molte alta. Insomma, è certamente un vitigno che richiede un ottimo livello di conoscenza di tutte le sue particolarità.
E per quanto riguarda le difficoltà di vinificazione?
La vinificazione non è certamente semplice, tanto che l’enologo mi aveva messo in guardia con queste parole: “se l’hanno fatta sparire un motivo ci sarà”. Tuttavia, sono tutte cose che si imparano a gestire. È un vitigno carico di colore. Va molto in riduzione (la vinificazione in riduzione è una tecnica che consente di preservare gli aromi varietali dei vitigni selezionati, ndr) e ha bisogno di tanta ossigenazione, altrimenti si rischia di far emergere i cattivi odori per i quali è nota. Ma, quando dopo la vinificazione la feci assaggiare a quello stesso enologo, mi disse: “ma il puzzo che doveva uscire dov’è?” Non puzzava.
Si apre lo spiraglio per qualche caratteristica positiva…
Sì, quando la svino (la tolgo dai tini, ndr), il colore è meraviglioso e, a dispetto delle dicerie, ha un ottimo profumo di frutti di bosco. Ha anche un sentore di vegetale che da una nota un po’ amaricante. Questo ci stimola a provare diverse tipologie di vinificazione, come quella in legno.
Quindi, ci sono sperimentazioni all’orizzonte?
Devo ancora studiare. Anche per capire se sia meglio berla giovane, di annata o invecchiata ed eventualmente quanto. Stiamo crescendo insieme.
Da quanto tempo coltivate la Barsaglina?
Saranno 5, 6 anni, un tempo relativamente breve; facciamo ancora una piccola produzione e per questo pensavo di potenziarla. E sa qual è la cosa divertente? Che sono andato per acquistare altre barbatelle di Barsaglina e, quando ero lì, mi hanno detto che erano finite. Mi hanno proposto il Pugnitello. Ho pensato che fosse un segno del destino!
Quali sono le principali caratteristiche di questo vino?
Come accennavo prima, si ricava un vino, almeno dal mio terreno, molto profumato, dal corpo leggero e con una nota vegetale leggermente amaricante. Anche se tutte le cattive dicerie su questo vitigno non sono vere, non è un vino per tutti; voglio dire che non è un vitigno piacione come può esse il Merlot, per esempio. Ma certamente ha i suoi amanti tra coloro che vogliono vini più ricercati e meno immediati.
Consiglia un abbinamento tipico, da “toscanaccio”?
Ripeto un abbinamento che mi hanno proposto un po’ di tempo fa, che sembrerà banale (e in effetti, quando me lo hanno detto, subito non l’ho apprezzato) ma non lo è. Questo è un vino da salsiccia e fagioli. Due prodotti assolutamente tipici, gustosi e goduriosi. Meglio se con un giro di olio “bono”.
Elisa Alciati