DALLA BIRRA AL PANE, DAL PANE ALLA BIRRA

Gli antichi definivano la birra pane liquido… E, in effetti, quando la si beve, si assumono molti degli ingredienti utilizzati per la panificazione.

Tre elementi su quattro sono uguali nei due prodotti: un cereale, acqua e lievito. Per arrivare alla birra, si aggiunge il luppolo. Ovviamente, deve essere consumata con moderazione, ma introduce in un regime alimentare equilibrato elementi nutritivi di tutto rispetto come, ad esempio, sali minerali, fosforo, vitamine.

 

 

Ma come fa a diventare pane? Stanno mettendolo a frutto i ragazzi della 3A, indirizzo Tecnico Agrario dell’Istituto San Benedetto di Latina, attraverso un percorso di PCTO presso il Birrificio Eastside di Latina. Il progetto ha visto coinvolta anche la 3A RIM (Relazioni Internazionali per il Marketing) dell’Istituto Vittorio Veneto Salvemini.

Il lavoro ha previsto due fasi: la prima riguarda la produzione della birra; la seconda mette in atto un’idea green che intende recuperare gli scarti, le “trebbie umide”, per ricavarne farina proteica adatta alla preparazione di pane, pasta, pizza, biscotti. Il progetto è all’insegna della sostenibilità, se pensiamo che per ogni 100 L di birra vengono generati almeno 20 kg di trebbie umide che, se essiccate e macinate, possono dar vita a una farina da destinare alla realizzazione di svariati prodotti alimentari.

Il valore aggiunto consiste nell’aver dato nuova “vita” a un materiale che sarebbe finito tra i rifiuti o riutilizzato come mangime per gli animali. Il suo uso in campo alimentare risponde alla mission dell’economia circolare che, oltre a essere conveniente per l’ambiente, risulta vantaggiosa anche per le imprese che trasformano i rifiuti in risorse.

Gli esperimenti di laboratorio condotti in questa fase hanno dato ottimi risultati in termini di elasticità e pH. Interessante è stato anche l’esperimento di Lugol, che ha evidenziato la presenza di amido, dimostrando che la farina ottenuta dalle trebbie d’orzo, miscelata con altre tipologie, potrà essere impiegata in campo alimentare.

Si è trattato di un’esperienza molto istruttiva che ci ha consentito di mettere in campo le nostre competenze ma di acquisirne anche di nuove, all’interno di un più ampio percorso di formazione che potrà renderci maggiormente consapevoli e pronti ad affrontare il mondo del lavoro.

Alice Donara

Matteo Di Chiara

Classe 3^A Istituto Tecnico Agrario

IIS San Benedetto, Latina

 

Il reattivo di Lugol

Per  rilevare la presenza o assenza di amido in varie sostanze, si può utilizzare il reattivo di Lugol come colorante. Prende il nome dal suo inventore, il medico francese Jean Guillaume Auguste Lugol (1786-1851).

 

 

 

 

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