Il Rapporto Draghi sulla Competitività segnala la necessità della transizione sostenibile del sistema produttivo europeo.
La proposta, con un costo di 500 miliardi all’anno per almeno 5 anni, dà la dimensione dell’impegno necessario per la trasformazione dell’apparato produttivo europeo e delle modalità di vita sociale che da quella consegue. Anche l’agricoltura dovrà fare la sua parte.
Il movimento dei trattori ha posto davanti a tutti la realtà di un settore in sofferenza; la necessità di un’agricoltura produttiva che soddisfi le esigenze alimentari comuni; la connessione che esiste fra territorio, ambiente e agricoltori; la funzione strategica che detiene la produzione dei beni primari e l’importanza dell’attività dei 10 milioni di aziende che operano nell’Unione. Ma con la riunione del Consiglio a Bruxelles del 26 febbraio 2024 l’agitazione è giunta al suo epilogo.
3 i temi mobilitanti: costi e redditi; eccesso di ambientalismo da parte della Pac; eccesso di burocrazia nella applicazione della norma. Su tutti, il tema economico.
Per la burocrazia, va ricordato che l’agricoltura percepisce 387 miliardi per 7 anni. La loro distribuzione comporta norme che effettivamente affaticano l’attività agricola, ma anche quella di controllo pubblico.
Il riconosciuto eccessivo ambientalismo della PAC conduce al tema della pratica agricola: la norma contrasta la produzione (ad esempio con obbligo del 4% della superficie messa a riposo) e impedisce in parte pratiche produttivistiche a fronte della importazione di ingenti quantità di prodotti base.
La richiesta di produrre si scontra con quella della tutela ambientale. Questo tema merita ben altra trattazione, ma l’agitazione dei trattori indica che occorrerà trovare un equilibrio fra necessità di produzione, ineludibile anche a fronte degli smottamenti geopolitici in corso, con quella di non regredire dalla tutela ambientale alla quale, in modo professionale, anche la agricoltura deve corrispondere.
Per costi e redditi – il vero problema – sono irrealistiche le soluzioni di integrazione al reddito. Si pone un problema di reciprocità sulle norme qualitative per i prodotti importati, ma soprattutto un problema di autogoverno della offerta agricola senza la quale la esposizione al mercato mondiale dei prezzi diviene insopportabile: basti pensare a quello dei cereali importati senza dazio dalla Ucraina.
Come si vede l’agricoltura è un settore complesso, prima o poi bisognerà diventarne consapevoli.
Carlo Basilio Bonizzi