LE ULTIME SCOPERTE SUL MICROBIOTA

Gli estratti delle bucce d’arancia potrebbero essere impiegate per proteggere la salute cardiovascolare. L’insieme di tutti i microrganismi – batteri, funghi, protozoi e virus – che convivono con il nostro organismo senza danneggiarlo, e anzi, in molti casi, aiutandone processi metabolici e risposte immunitarie, è detto microbiota.  Sulla pelle, sui capelli, nella cavità orale, nei polmoni, negli organi genitali (vagina), nelle narici, nella cavità oculare, nel canale uditivo ma soprattutto nell’intestino vivono numerosissime di specie differenti di microrganismi.

 

 

 

 

Il microbiota di ogni individuo è unico, dipende da alimentazione, stile di vita, contesto ambientale, e rappresenta una vera e propria impronta biologica; impronta biologica che impatta sulla nostra salute ben più del DNA (dagli studi attuali sembra 70% il primo, 30% il secondo). Per questo, da anni è al centro di tantissimi, e in molti casi sorprendenti, studi scientifici.

L’ultima sfida che sta affrontando l’APC Microbiome Ireland, il centro di ricerca leader a livello mondiale sul tema, che si trova all’interno dell’University College di Cork, è quella di definire un microbioma umano (il patrimonio genetico del microbiota, cioè tutto il DNA e RNA dei microrganismi che lo compongono) “sano”.

Lo studio, essenziale per affrontare le sfide globali future in ambito sanitario, intitolato “Examining the healthy human microbiome concept”, guidato dai professori Paul Ross e Joël Doré, offre preziose intuizioni su come funzionano le comunità microbiche e sul loro ruolo in relazione a diversi aspetti della salute degli esseri viventi, tra cui la digestione, il sistema immunitario e il metabolismo.

Un microbioma intestinale sano, cioè caratterizzato da una adeguata “biodiversità” di specie di microrganismi, è capace di eliminare le sostanze tossiche, favorire digestione e corretto assorbimento degli alimenti, contribuire alla sintesi di vitamine essenziali, e proteggere l’apparato cardiocircolatorio. Per questo, è stato associato a una riduzione del rischio di diverse malattie, inclusi appunto i disturbi cardiovascolari. Svariati studi hanno infatti dimostrato negli ultimi anni che un microbiota equilibrato – composto cioè sia da batteri buoni (ad esempio Bifidobatteri e Lactobacilli) sia da batteri cattivi (ad esempio Enterococcus faecalis e Clostridium difficile) tra loro in equilibrio (eubiosi), e con una prevalenza di microrganismi vantaggiosi per l’uomo – può aiutare a regolare il metabolismo del colesterolo, un fattore chiave nelle malattie cardiache.

Viceversa, si è notato che, quando l’equilibrio viene alterato e si instaura uno stato di disordine (disbiosi), sono più frequenti le malattie cardiovascolari, come le neurologiche, le psichiche e le oncologiche, quelle dell’apparato digerente, nonché diabete e obesità.

Tra le recenti ricerche che esplorano il ruolo del microbiota nella salute umana, un tema di particolare interesse riguarda le bucce d’arancia e i loro effetti benefici sugli specifici microrganismi che colonizzano l’intestino ritenuti responsabili della salute cardiovascolare.

Alcuni ricercatori dell’Università della Florida hanno analizzato i composti presenti nelle bucce d’arancia e scoperto infatti che alcune loro proprietà chimiche possono interagire con il microbioma intestinale per influenzare positivamente la salute cardiovascolare. I risultati della ricerca mostrano che da tali bucce, spesso viste come scarti, si possono ottenere estratti e composti capaci di inibire e contrastare il TMAO, un composto organico prodotto e liberato nel sangue dal fegato quando i batteri intestinali metabolizzano determinati nutrienti presenti in alimenti come la carne rossa e i latticini. Livelli elevati di TMAO aumentano il rischio di patologie cardiache, tra cui l’aterosclerosi, l’alta pressione sanguigna, la fibrillazione atriale e l’ictus, e sono associati anche a malattie renali croniche e al cancro del colon-retto.

Nello specifico, i ricercatori americani hanno ricavato due estratti e un composto estremamente interessanti. Il primo è capace di inibire significativamente l’enzima responsabile della produzione di trimetilammina (TMA), un precursore del TMAO. Il secondo di fermarne direttamente la produzione. Infine, il composto, la feruloilputrescina, si è rivelato particolarmente efficace nell’inibire l’enzima responsabile della produzione di TMA.

Le bucce d’arancia sono anche una ricca fonte di potassio, di fibre e di antiossidanti che possono ridurre l’infiammazione e migliorare la funzione endoteliale (l’endotelio è il tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni, linfatici e del cuore). Il potassio contribuisce alla regolazione della pressione sanguigna, le fibre aiutano a mantenere livelli sani di colesterolo e agiscono come prebiotici, sostanze che alimentano i batteri benefici nel nostro intestino.

Studi come questi possono guidare politiche europee verso un approccio più integrato e sostenibile alla salute pubblica, basato sulla comprensione del microbioma e delle sue interazioni con il nostro organismo.

 

Marta Pietroboni

marta.pietroboni@cibiexpo.it

 

 

 

 

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