Che cosa sono? Microrganismi che possono aiutare il cervello a sopportare meglio stress, ansia e depressione. Ne abbiamo bisogno in tanti, di ingredienti naturali che ci aiutino a sopportare meglio stress, ansia e depressione mentre siamo nel pieno della vita e ci permettano di prevenire, in vista della fasesempre più lunga della vita che si chiama vecchiaia, malattie diffuse come Alzheimer e demenze.
La Fondazione Edmund Mach – struttura didattica che si occupa di formazione in campo agricolo, ambientale e forestale, primo centro di ricerca in Italia dedicato ad agricoltura, alimentazione e ambiente, e realtà che offre servizi e consulenza a imprese del settore agro-forestale – ci dà buone notizie.
Eravamo entrati in contatto con la Fondazione nel 2020; il professor Nicola Mori del Dipartimento di Biotecnologie dell’Università degli Studi di Verona ci aveva aiutato a fare chiarezza sulla crescente attenzione per i cibi fermentati e il loro impatto benefico, essendo – quello delle fermentazioni – uno dei tanti ambiti in cui stavano portando avanti ricerche.
Oggi, ci dice qualcosa in più: esistono dei microrganismi, spesso presenti nei cibi fermentati, ma non solo, battezzati psicobiotici, capaci di contribuire a migliorare le prestazioni del sistema nervoso.
La notizia è frutto di uno studio internazionale coordinato dalla University College Cork (Irlanda), a cui ha preso parte l’Unità di Metabolomica (vedi il box) del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Mach, che dimostra come la combinazione virtuosa di stile di vita e alimentazione incida non solo, come da tanti dimostrato, sulla salute fisica ma anche su quella mentale. Si tratta di conferme, piuttosto che di scoperte, ma è certamente molto interessante.
Il libro L’intestino felice della biologa tedesca Giulia Enders del 2014, successo internazionale, aveva portato all’attenzione di tanti la relazione tra batteri presenti nel microbiota di ciascuno e i loro effetti sulla salute mentale. E sull’esistenza e gli esiti dei batteri lungo l’asse microbiota-intestino-cervello si sono concentrati nell’ultimo decennio anche gli interessantissimi studi portati avanti dai laboratori Minerva e Athena del Politecnico di Milano, di cui abbiamo ampiamente parlato, finalizzati proprio a definire le relazioni tra salute del microbioma e prestazioni del sistema nervoso umano.
Oggi, lo studio compiuto dalla University College Cork ha permesso di acquisire conferme tangibili importanti, grazie a un protocollo innovativo di analisi dei biofluidi umani (plasma e urine) introdotto dall’Unità di Metabolomica del Centro Ricerca e Innovazione della FEM.
Le analisi compiute su campioni di persone sottoposte a diete diverse hanno consentito per la prima volta di quantificare i cataboliti (sostanze di rifiuto, ndr) di aminoacidi essenziali e i metaboliti (prodotti intermedi o finali, ndr) sintetizzati dai diversi microbioti, e di dimostrare che quelli appartenenti a soggetti depressi o stressati comprendono una minor diversità di batteri e una scarsa presenza di psicobiotici. Questi ultimi, infatti, se presenti, trasformano il cibo ingerito in una serie di metaboliti che agiscono in modo positivo sul cervello, come per esempio la serotonina, l’ormone del buonumore. Eventuali alterazioni della funzionalità del microbiota intestinale causate da assenza di alcune tipologie di batteri portano a una disfunzione nella comunicazione intestino-cervello e, dunque, all’insorgenza di stress o, nei casi più gravi, di patologie.
Come avere quindi un microbiota vario, sano e ricco di psicobiotici o come garantirlo ai nostri figli? Facendo esercizio fisico, non fumando, non cambiando troppo spesso fuso orario, avendo animali domestici (il meglio: i cani), preferendo parto naturale e allattamento al seno rispetto a taglio cesareo e latte artificiale, e ponendo attenzione alla dieta.
Dalla ricerca emergono 4 alimenti imprescindibili, che sono in grado di influire, migliorandola, sulla nostra salute mentale: gli acidi grassi omega-3 (che troviamo ad esempio in noci, semi, ceci, verdure a foglia verde, cavolo, alcuni pesci come salmone, sgombro); i polifenoli (ricchi ne sono l’olio d’oliva, frutti di bosco, agrumi, cipolle, aglio, ciliegie e ancora cavolo); le fibre (frutta secca, legumi, cereali integrali, verdure filamentose, un toccasana per il cervello pare sia il sedano) e gli alimenti fermentati, come crauti, yogurt, kefir e kombucha (una storica bevanda orientale frizzante ottenuta dalla fermentazione del tè zuccherato).
Il suggerimento è quindi quello di seguire la nostra tanto amata dieta mediterranea e di aggiungere a questa il consumo regolare di fermentati. Sembra infatti che sia proprio la combinazione di cibi fermentati e fibre vegetali a permettere lo sviluppo degli psicobiotici.
L’ultimo suggerimento è quello di consumare questi cibi non una sola volta al giorno, ma ripetutamente lungo l’arco della giornata e per un periodo medio-lungo (4 settimane). Lo sviluppo di nuovi batteri nell’intestino, e in questo caso quello degli psicobiotici, non è infatti immediato, e va poi mantenuto nel tempo.
Marta Pietroboni
La metabolomica
Rappresenta la più recente, e promettente, delle scienze “omiche”, quelle cioè che consentono la caratterizzazione sempre meglio dettagliata dei processi biologici (genetici, cellulari e biochimici), portando così all’identificazione delle differenze interindividuali e fornendo informazioni basilari per una terapia personalizzata efficace e sicura.