OGNI BUTTATA È PERSA

Per esempio, perché non riutilizzare i capelli quando li tagliamo? Sono rifiuti potenzialmente preziosi,  protagonisti di diverse nuove filiere del riciclo.

 

 

 

Spesso sul pavimento dei negozi di parrucchiere o di barbiere si notano mucchietti di riccioli più o meno lunghi che vengono velocemente scopati via. In realtà, è una delle tante forme di spreco che si potrebbe evitare, raccogliendo le chiome tagliate e trasformandole in vari modi. Molti coiffeur, che sostengono l’economia circolare, l’hanno capito e collaborano al riciclo. Non sono i soli. Le straordinarie doti della nostra capigliatura – resistenza, flessibilità, capacità d’assorbimento – iniziano a fare gola all’industria cosmetica e farmaceutica, all’agricoltura, ai servizi di bonifica ambientale. E nascono delle vere e proprie filiere che coprono ogni fase del  recupero e del riuso: si va dall’assorbimento dei materiali oleosi sversati in mare al compost per i campi coltivati o all’estrazione della cheratina per la cosmesi. Con  quantitativi non irrilevanti: ogni anno, solo nei  Paesi dell’Unione europea si parla di circa 28.000 tonnellate di capelli.

Quali sono le principali destinazioni del bottino? Alcuni esempi: Shazly Rasheed, proprietaria di un salone in Nuova Zelanda, li usa come fertilizzanti per piante e fiori – a crescita lenta, come il basilico, la salvia e gli arbusti ornamentali – visto che sono in grado di trattenere l’umidità e di combattere le erbe infestanti. L’olandese Sanne Visser, ricercatrice e designer di materiali, realizza corde, sapendo che in media il capello umano può reggere fino a 100 grammi di peso. Una soluzione importante è rappresentata dalle sacche raccogli-petrolio di un collettivo di parrucchieri inglesi: 400 kg sono stati usati per ripulire la costa dell’Irlanda del Nord da una fuoriuscita di gasolio. Negli ultimi anni, molte associazioni raccolgono i capelli tagliati per creare parrucche e donarle a pazienti oncologici che, a causa della chemioterapia, hanno perso i propri. Per chi desidera farlo, il consiglio è di tagliarli direttamente dal proprio acconciatore (molti collaborano con associazioni di settore) oppure di spedirli all’ente prescelto seguendo le indicazioni che si trovano su vari siti e tutorial. I capelli devono essere sani, lavati e ben asciutti.

 

 

Scarpe, vestiti e borse 

La startup Human Material Loop (acronimo HML) con sede nella città olandese di Geleen, nel Brightlands Chemelot Campus – noto in tutto il mondo come uno dei più grandi e innovativi centri di ricerca –, è nata proprio con l’obiettivo di realizzare vari tipi di accessori con capelli umani. L’ungherese Zsofia Kollar, co-fondatrice di HML, ci pensava già durante gli anni di studio. Eseguite idonee ricerche e scoperto quanto siano incredibilmente forti ed elastici,  non molto diversi dalla lana,  ha realizzato come primo passo un maglione, per il prototipo del quale, taglia grande, ne ha utilizzati 700 grammi. Lo step successivo: produrre un paio di scarpe da ginnastica. L’impegno della designer è creare un ecosistema chiuso per l’industria dell’abbigliamento con le più basse emissioni di CO₂ possibili.

 

Apprezzamento ma insieme diffidenza

Sul suo sito web, Zsofia invita i visitatori a rispondere a un sondaggio sull’utilizzo dei capelli umani nel settore dell’abbigliamento. Ne è emerso che molti apprezzano l’idea del riuso, anche se lo trovano strano. Il marketing e la comunicazione sono dunque estremamente importanti per il successo dell’impresa, e richiedono portavoce che assumano l’incarico di rendere questa pratica di dominio comune.

Attualmente c’è ancora molto da fare, la tecnologia è da perfezionare. Bisogna per esempio capire quanto spesso e a quale temperatura possa essere lavato un maglione fatto di capelli, e cosa succede se si tratta di un capo colorato.

Nonostante l’industria della moda sia potenzialmente interessata alla novità, non è stato facile all’inizio ricevere ascolto nei tanti hub innovativi dei Paesi Bassi. Ma Zsofia è convinta che il Brightlands Chemelot Campus sia il posto giusto per le sue proposte, con tutta la sua conoscenza, la sua ricerca, la sua tecnologia; l’esperienza e le strutture sono eccezionali. Il futuro è promettente.

Intanto, visto che nei Paesi Bassi non ci sono più filature, Human Material Loop si è coordinato con un lanificio che ha una filanda a Prato, cuore dell’industria tessile italiana; in questo modo non è stato necessario impegnarsi da soli nella costruzione di una fabbrica. La sfida è riuscire a gestire una tonnellata di capelli al giorno. Per ora, i primi prodotti saranno sneakers, giacche, borse, tende e tappeti. Per evitare di perdere tempo, e rompere il tabù sull’uso dei capelli, HML collaborerà con marchi di moda già presenti sul mercato. «Crescono ovunque sul pianeta», sostiene convinta Zsofia. «La nostra missione è costruire un’infrastruttura globale. In questo modo potremmo davvero fare la differenza».

Un po’ inquietante ? La finalità è buona. Ci abitueremo.

Paola Chessa Pietroboni

direzione@cibiexpo.it

 

 

 

 

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