ZENZERO

Il nome “Zingiber officinale” deriva dal latino, e prima dal greco, che a sua volta discende dal sanscrito (antico indiano). Ma, quanto al significato, l’etimologia resta incerta.

Alcuni  suggeriscono: “[dal] corpo cornuto”, come descrizione del suo aspetto.

 

 

La parola “officinale”, invece, ci parla dell’uso che se n’è fatto per millenni, e cioè come ingrediente della medicina popolare. Tra poco ci arriviamo!

Come nel caso della curcuma (Curcuma longa), la parte della pianta che costituisce la nostra spezia è il rizoma. Ma cos’è un rizoma? Beh, è una specie di “banca di zuccheri”, o meglio di amidi, che la pianta costruisce modificando parte del suo fusto, così da poter “perennare” (che, in parole povere, significa semplicemente superare una stagione sfavorevole). La parola rizoma deriva dal greco ῥίζωμα (rhízōma), che vorrebbe letteralmente dire massa di radici, e in effetti a prima vista potrebbe sembrare una definizione pertinente!

Lo zenzero è quindi è una pianta erbacea perenne, della stessa famiglia della curcuma, che non supera il metro di altezza e che produce delle gemme bianche e rosa direttamente dal rizoma, dalle quali poi cresce e sboccia un fiore giallo pallido con punte purpuree.

Le sue origini ci portano, anche in questo articolo, nell’area marittima del Sud-est asiatico. Con ogni probabilità, furono proprio le popolazioni austronesiane (genti oceaniche, a esclusione di Australiani e Papua: Melanesiani, Micronesiani e Polinesiani), che vivevano in quelle zone, a domesticarla per la prima volta. Ah! Ricordiamoci che domesticare e addomesticare sono due parole diverse: la prima vale sia per le piante che per gli animali, ma significa portare una specie a modificarsi, generazione dopo generazione, in funzione delle necessità umane; addomesticare, invece, beh ovviamente non vale per le piante. Potete provarci, eh! Ma ho il sospetto che ci siano modi più fruttuosi per impiegare il tempo.

Gli antichi popoli austronesiani diedero origine, oltre che allo zenzero, alla curcuma, alla curcuma bianca e allo zenzero amaro (o zenzero shampoo). Ne mangiavano sia i rizomi che le foglie, ma proprio queste ultime avevano un particolare ruolo nella loro religione: erano usate in rituali di guarigione, per chiedere protezione dagli spiriti e per benedire le navi!

Il viaggio dello zenzero inizia con l’espansione austronesiana, quando più di 5.000 anni fa quei popoli, grandi navigatori, iniziarono a solcare gli Oceani Indiano e Pacifico, raggiungendo dopo miglia e miglia di onde e tempeste il Madagascar, le Comore, la Nuova Zelanda, le Hawaii e persino il Cile. Ma arriverà in Europa, attraversando le rotte commerciali delle spezie, per incontrare le mense degli antichi greci e degli antichi romani nel I secolo d.C., partendo dalle Grandi Isole della Sonda (Indonesia, Malesia, Brunei) insieme al pepe e ai chiodi di garofano.

Fin dall’antichità, in India, Cina e Giappone, lo zenzero era di largo uso nella medicina tradizionale. Lo troviamo citato nei Dialoghi, una raccolta di massime e pensieri – scritti dai discepoli del famoso filosofo cinese Kong Fūzi (Confucio) nel Periodo degli Stati Combattenti (453-221 a.C.) – dove si consiglia di consumarne in ogni pasto, mentre 800 anni dopo, nel 406 d.C., il monaco buddhista cinese Faxian racconta come la spezia venisse coltivata in vaso nelle navi per averne sempre fresca a disposizione contro lo scorbuto, malattia dovuta alla carenza di vitamina C, che ha afflitto i marinai di tutto il mondo per millenni!

Nel Mediterraneo, lo zenzero fu introdotto dagli arabi, come ci racconta Plinio il Vecchio nella seconda metà del I secolo d.C., e veniva importato nell’Impero romano come parte di un corredo di rimedi erboristici estremamente costoso, che solo i più abbienti potevano permettersi. Anche un famoso bizantino, lo scrittore greco di medicina Aezio di Amida (seconda metà del V secolo – prima metà del VI secolo d. C.) lo descrive come ingrediente nelle sue complesse prescrizioni terapeutiche.

Il volume delle importazioni aumenterà progressivamente durante il Medioevo, arrivando a comparire nelle farmacopee (cui possiamo pensare come a dei ricettari medici) di moltissimi Paesi. Il successo dello zenzero fu tale che nell’Inghilterra del 1.300 pochi etti valevano quanto una pecora!

Ma le intuizioni della medicina popolare erano corrette? In realtà, la sua quantità di vitamina C non è così significativa da renderlo una fonte interessante: un etto di zenzero fornisce non più del 6% del fabbisogno giornaliero, mentre l’arancia ne offre nove volte tanto, per cui, per salvarsi dallo scorbuto, bisognerebbe mangiare più di un chilo e mezzo di zenzero, contro un bicchiere di spremuta d’arancia. Tuttavia, gli studi che abbiamo al momento a disposizione ci suggeriscono che abbia un certo effetto antinfiammatorio, che aiuti le funzioni digestive e che possa agevolare la crescita del colesterolo buono nel sangue!

Riccardo Vedovato

riccardo.vedovato1994@gmail.com

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Iscriviti alla nostra newsletter e resta aggiornato
sul mondo del cibo.